Il Clown
Il clown sei tu: quando
perdi, quando ti perdi, quando piangi, e soprattutto quando ridi di
te mentre gli altri piangono della tua sventura.
Tu sei il clown quando attraverso la maschera delle maschere:
leggerai la vita senza il filtro delle ipocrisie, in modo farsesco,
ma e senza riserve meno grottesco della realtà.
Il clown è una “frusta esistenziale”; per mezzo dell’energia
creativa “egli” entra in modo diretto nella comune esistenza e con
la forza della fantasia e della spontaneità e dell'innocenza di un
bambino apre le reti della percezione.
La maschera del clown permette di ridere e di piangere di se stessi,
rende massima la consapevolezza della relatività delle cose; sa
cadere perchè si rialza. Questo perchè vive nell'immediatezza del
presente, cambia velocemente stato d'animo, passa dal pianto alla
risata, dalla gioia alla tristezza, dall'amore all'odio in un lampo.
Il clown è una contro/maschera: in essa consiste tutta la distanza
tra convinzione e sentimento.
É una dissonanza, un contrasto sistematico con l’identità comune, è
l’antimodello; la distruzione della maschera. Dove c’è un Io debole,
ossia quella fragilità esistenziale che rende gli individui incapaci
di assicurare una mediazione fluida destinata alla convivenza tra
Inconscio e Super-io: il clown “gioca” il suo potere risolutivo;
aiuta e ci aiuta.
Ecco il clown, dispettoso, anarchico, scomposto e scompigliante: che
spezza le continuità e i ritmi logici, che si distrae e si perde, si
disfà di ciò che è stato “ben composto”, che crea il contrasto forte
per poi giungere alla meraviglia del chiaroscuro disordinato.
É come un “bimbo”, gioca e si perde nella fantasia che la vita gli
ha donato: quel grande dono che consiste nei sistemi analogici che
regolano il mondo.
In alcuni dei miei stages utilizzo la filosofia del clown
soprattutto per dare un aiuto alle
persone. Il clown diviene strumento di elaborazione emozionale,
veicolo per l’applicazione della terapia del sorriso.
Quando qualcuno partecipa ad un laboratorio o ad uno stage sul clown
è immerso totalmente su di sé; in contatto costante con la sua
verità profonda. Scopre le sue qualità, il suo modo di muoversi, di
parlare, i difetti fisici, la postura.... , e con distanza emotiva e
libertà di essere “stupido”, riesce ad utilizzarle efficacemente in
relazione con un “pubblico” .
Quasi tutte le persone con cui ho lavorato alla fine trovano il
proprio clown, anche se a volte, nonostante le risate, il viaggio è
intenso e assolutamente “serio”, fisico ed energetico; ma è così che
si impara ad esercitare l’arte dello sbagliare.
Essere clown è riscoprire spazi, tempi, emozioni al di là delle
categorie razionali, ti permette di giocare con la realtà
utilizzando la maschera più piccola che c'è: “il naso rosso”.
Il lavoro sulla ricerca del proprio clown si può utilizzare in
diversi contesti: clown dottori, clown terapia, clown teatrale,
clown animatore, clown circense, clown in strada, ecc.
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